Descrizione
L’autore descrive le difficoltà incontrate nel suo lavoro quotidiano in punta di piedi, attraversando barriere culturali e religiose particolari, e testimonia quanto la sofferenza psichica non abbia confini. Egli dà una grande rilevanza al milieu culturale considerandolo un “locus” particolare, dove paradigmi rigidi o atteggiamenti mentali troppo legati al pregiudizio rischiano di minare un rapporto terapeutico già difficile da costruire.
Il contesto in cui lavora, infatti, rappresenta un crocevia di culture, oltre che di pensieri, persone, menti.
In questo gioco interattivo il concetto di “confine” non ha solo un significato geopolitico. Infatti, non sempre un confine corrisponde solo a una linea che separa due differenti territori (e persone). Talvolta, in queste intercapedini, è possibile creare “spazi ulteriori”, facilitando la costruzione di ponti per far incontrare paziente e terapeuta, provenienti spesso da culture e religioni diverse.
L’obiettivo è di essere pronti ad intercettare ogni parola, stato, concetto, che si collochi in quelle zone sfumate, per poter percepire i segnali di dove le culture perdono i loro confini, si ridefiniscono e vengono ridefinite e dove è possibile ogni tipo di scambio, non sempre percettibile.
Questo libro rappresenta pertanto una novità e un utile strumento per counselor, terapeuti, assistenti sociali e gli altri professionisti della salute mentale che quotidianamente lavorano in contesti ormai multiculturali. (Dall’Introduzione di Alfredo Ancora)