Il buio oltre il pensiero. Psicopatologia dell’esistenza

 21,00

Disponibile in 3-5 giorni lavorativi

Anno: 2016
Editore: Franco Angeli
Autore: Franco La Spina
Argomento: Psicoterapia

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Descrizione

In breve

L’insegnamento che viene dall’analisi dei disturbi mentali, dal dialogo con i malati, illumina i processi di formazione del pensiero e della coscienza ed evidenzia l’oscurità e l’angoscia che si connettono al loro sviluppo. E possiamo ritrovare, attenuata, la stessa paura del crollo e del disfacimento che si forma nel primo anno di vita nell’angoscia del vivere e di morire propria del pensiero che chiamiamo psicopatologico e di quello che impropriamente definiamo normale.

Presentazione del volume

L’insegnamento che viene dall’analisi dei disturbi mentali, dal dialogo con i malati, illumina i processi di formazione del pensiero e della coscienza ed evidenzia l’oscurità e l’angoscia che si connettono al loro sviluppo.

Un primo linguaggio, nel primo anno di vita, dà ordine alle sensazioni e costruisce nella mente una coscienza primitiva (Assoluta, Sartre). Coscienza originaria di un mondo terrifico e insopportabile, che solo lo studio dell’esperienza psicotica oggi permette di intravedere (Antonin Artaud). Lo sviluppo successivo e difensivo della coscienza riflessiva permette l’esistenza del pensiero ma ne limita la potenzialità conoscitiva.

La paura del crollo e disfacimento del primo costrutto del mondo la ritroviamo attenuata nell’angoscia del vivere e di morire, che si rivelano fondamentali nel condizionare la nostra esperienza di vita. Sia nel pensiero che chiamiamo psicopatologico, sia in quello che impropriamente definiamo normale, in modo eguale ma con intensità diversa.

La coscienza di noi stessi e la capacità di conoscenza del mondo, così ferite e menomate, accartocciate su sé stesse, ci portano verso un costante strutturale disastro relazionale, che l’analisi storica, sociale ed individuale pone sotto i nostri occhi che non vogliono vedere.

È necessario iniziare a vivere una nuova estraneità a noi stessi, per poter incontrare gli Altri e dismettere ostilità e violenza, travolti come siamo dal velleitario fantasma di un’infinita sopravvivenza e obnubilati dalla non accettazione della condizione umana.

Franco La Spina, medico, psichiatra, psicoterapeuta. Ha lavorato per oltre trent’anni in un sevizio di diagnosi e cura universitario, dedicandosi in particolar modo allo studio e alla terapia delle psicosi in fase acuta, e alla psicoterapia della schizofrenia. Presidente dell’Associazione Culturale “il Tempo Vissuto”, per lo studio della relazione tra psicopatologia e filosofia, collabora con il quotidiano La Repubblica per gli argomenti di psichiatria. Per i nostri tipi ha pubblicato: L’incantesimo della follia. Eziopatogenesi dei disturbi psichiatrici e patologia nella normalità (2008).

Indice

Una premessa, non perdersi

(Ringraziamenti)

Introduzione: Sapere di non sapere

Conoscenza e Coscienza: l’Oscurità

(Conoscenza/Coscienza; L’importanza delle sensazioni fisiche nell’Esistenza; L’ossessione per la conoscenza. L’Invenzione: oscurità e angoscia; I punti deboli della conoscenza e la Morte)

Le conseguenze psicopatologiche

(Dalla angoscia di morte alle alterazioni psichiche; La continuità del tempo e la discontinuità; Il Tempo sottratto alla Coscienza (L’insegnamento che viene dalla “psico-diversità”. Il caso di Heidegger); Perdersi: “crisi” del sistema difensivo nella psicopatologia: Il vissuto del tempo e il perdersi per chi è in condizione psicopatologica; Coscienza, paura, regressione)

Incontro e morte del primo linguaggio

(Una parola: dispositivo; La parola “subjectile” ci viene incontro)

Le conseguenze dell’oscurità

(Perdersi di fronte alla paura della morte; La Condizione Umana, i fatti e le interpretazioni; Fatti e giudizi; La prevenzione del futuro. Accelerare il Tempo; La prevenzione del futuro. Rallentare il Tempo)

Il Nuovo Terrorismo: i conti tornano

Di fronte alle conseguenze

Postfazione

(L’analisi esistenziale; La crisi del vissuto di fronte al pensiero della morte: sopportare (supportare) l’estraneità a noi stessi).