Descrizione
«Intento della mia ricerca è il desiderio di comunicare alcune idee sulla psicoanalisi, che mi sono andato formando durante molti anni d’esperienza clinica con i livelli psichici indifferenziati. La mia partecipazione, in molte analisi, agli aspetti narcisistici e melanconici della psiche mi ha indotto a ripensare alcuni concetti e modelli operativi della psicoanalisi freudiana. Con il termine “indifferenza” intendo rappresentare quelle esperienze di melanconico disinteresse e di mancanza di speranza, in cui il paziente porta l’angoscia dell’assenza d’investimento affettivo verso se stesso e verso la realtà esterna e in cui l’analista s’imbatte in forti sentimenti d’impotenza». Con una scrittura avvincente, che integra un’originale teorizzazione con una ricca esperienza clinica, Lucio Russo descrive come nel tempo sia riuscito a riconoscere la presenza inquietante dell’indifferenziato, ad utilizzarla nella pratica analitica e ad inquadrarla nella teoria. Sempre più frequentemente chiedono aiuto agli analisti persone depresse e isolate, con poca capacità di investimento sugli affetti e sul pensiero, catturate da sentimenti di vuoto e di mancanza. Il non senso della vita e l’angoscia dell’indifferenza mettono analista e paziente di fronte al limite del rappresentabile e del dicibile. Seguendo il percorso di questa ricerca, il lettore si trova alla presenza di forze affettive irrappresentabili, che Freud aveva censurato e che l’A. individua come il limite stesso della psicoanalisi classica. Nel testo vengono presentale esperienze cliniche nelle quali analista e paziente rimangono presi da una atmosfera affettiva comune, definita “indifferenza dell’anima”.